“Luoghi d’incontro”
I laboratori intergenerazionali presso il Centro di Oriago.
Dal 2001 al 2014 (fino al 2009 ininterrottamente, in seguito in forma episodica) il Comune di Mira ha promosso le attività di laboratorio presso i Centri di Volontariato nell’intero territorio comunale, proponendo il progetto “Luoghi d’incontro”.
Presso l’Associazione “Centro anch’io” – il Centro di volontariato di Oriago – l’esperienza è stata particolarmente importante per le caratteristiche che l’hanno connotata. Non solo per la partecipazione ampia e intensa dei volontari – che sono stati determinanti nel crearne il clima operativo e festoso e la tensione produttiva – ma anche per il crescente senso comunitario che con gli anni il laboratorio ha sviluppato, ascoltando i bisogni del territorio.
Ai primi destinatari – le persone anziane e specialmente gli anziani “assistiti” dal Servizio di Assistenza Domiciliare – si sono aggiunti negli anni, oltre ai bambini delle scuole elementari, gli ospiti dell’Anffas di Oriago e gli ospiti del Cerid “Centro Cristallo”.
Inoltre, il Centro ha promosso in più occasioni la collaborazione con la “Fattoria Le Giare”, permettendo così un ampliamento dei contenuti e creando nuovi spazi e nuovi stimoli.
Sono queste alcune caratteristiche che hanno contribuito a fare del Centro di Oriago un “luogo d’incontro” effervescente, ricco di rapporti e di “produzioni”.
Molti aspetti meriterebbero un approfondimento. Mi soffermo brevemente soltanto su alcuni e farò tre considerazioni, relative all’incontro tra il vecchio e il bambino.
La prima considerazione è sul senso dei “laboratori”.
Abbiamo chiamato i laboratori “luoghi d’incontro”.
Si sottolinea quindi che l’incontro avviene in un “luogo”. E non è per niente ovvio.
Mi sembra di poter dire che c’è una tendenza diffusa a incontrarsi in “non-luoghi”.
Così ci si può incontrare via web, in internet, o al massimo al telefono, magari tramite SMS.
Io li chiamo “non-luoghi”, perché in quegli incontri viene totalmente omessa la “materialità” e la “corporeità” dell’incontro.
Per incontrarsi è necessario partire dai sensi: vedersi, sentirsi, toccarsi, sentire gli odori….
L’assenza e la distanza non sono luoghi d’incontro.
E ancora: parliamo di “laboratori”, cioè di luoghi per “fare insieme”.
Perché nel fare c’è tutta la “poetica” della creazione e della creatività.
“Poeta” è colui che fa (“poièin” = fare in greco). Il bambino e il vecchio, “facendo insieme”, entrano dentro un rituale di poetica creativa, stabiliscono relazioni forti….
Le persone anziane, come i bambini, hanno bisogno di essere messe di fronte alle materie per “esplorarle e scoprirle” ancora, per trovare ancora “nuove forme”. Questo resta nel profondo il loro desiderio, anche quando non lo esprimono….
Per questo possiamo dire che i laboratori con materiali sono “luoghi di crescita”, perché lì l’anziano e il bambino crescono insieme.
La seconda considerazione è sul “metodo”.
Non c’è dubbio che il primo atto che permette una relazione – anche una “relazione educativa” – sia un atto di seduzione. Se non seduco, non avvio nessuna relazione vera.
Una persona seduce un suo interlocutore se gli manifesta attenzione, ascolto, stima.
Per questo, prima di impostare qualsiasi attività di laboratorio, abbiamo raccolto visioni, storie personali, parole, immagini… dai bambini e dagli anziani.
Abbiamo chiesto loro qual è la città dei loro desideri.
A partire dalle risposte ottenute abbiamo impostato gli incontri di laboratorio, che sono diventati “il gioco della costruzione della città”.
Vorrei sottolineare due aspetti.
Il primo aspetto riguarda l’attenzione al vissuto delle persone e l’importanza che assume l’archivio dell’immaginario di ciascuno – vecchio o bambino – come espressione e consuntivo del vissuto, luogo imprescindibile per l’avvio di qualsiasi azione educativa e di qualsiasi relazione vera.
Il secondo aspetto che vorrei sottolineare è la centralità del gioco nelle “relazioni di crescita”.
E non mi riferisco soltanto al gioco dei bambini.
Parlo del gioco che mette in contatto giovani e vecchi, parlo del gioco con le materie per creare e per inventare, dei giochi che prendono e impegnano il corpo e i sensi.
E’ il gioco il “luogo educativo e culturale” da cui partono le relazioni forti e da cui si sviluppano tutte le costruzioni e tutte le forme d’arte.
Per questo, i laboratori con vecchi e bambini sono diventati “il gioco della costruzione della città”.
Riassumendo sul “metodo”:
siamo partiti dall’immaginario e dal vissuto dei bambini e degli anziani e abbiamo giocato con le materie, con le parole e con le visioni, “ricostruendo” la città….
La terza considerazione è sulla “assistenza” alle persone anziane.
Su questo fronte si può dire che negli ultimi decenni sono stati fatti passi da gigante.
Si sono sviluppati i Servizi di Assistenza Domiciliare; sono state inserite nuove figure di Educatori; gli Operatori Socio-Sanitari sono diventati veri professionisti dell’assistenza.
Contemporaneamente sono nate Associazioni di Anziani Autogestiti, Associazioni di Volontariato a sostegno delle persone anziane….
Vorrei sottolineare tre aspetti sulla Assistenza alle persone anziane.
In primo luogo vorrei sottolineare il significato di assistenza di qualità.
Con l’attenzione che si è sviluppata negli ultimi decenni verso i progetti socio-educativi e di “educazione permanente”, è profondamente cambiato il significato di “assistenza”. All’interno dell’intervento “socio-educativo” si riduce e quasi scompare il significato di assistenza come servizio che l’individuo riceve in modo “passivo”, per fare emergere la “assistenza di qualità”. Intendendo così mettere in risalto gli interventi che “attivano” le persone.
Non si può parlare di “assistenza di qualità” se insieme ai servizi di assistenza “primaria” (di carattere igienico-sanitario, per esempio) non creiamo intorno alle persone anziane le condizioni che le mettano in situazione di attività, sia fisica che mentale.
Questo è compito dei professionisti dell’educazione e dell’assistenza.
Non è sufficiente accogliere gli anziani nei Centri e nelle Case di Riposo. Bisogna mettere a loro disposizione gli stimoli che li rendano attivi e propositivi….
Bisogna continuare a “sedurli”, facendoli partecipare alla continua “costruzione” della città….
In secondo luogo – ancora sull’assistenza di qualità – vorrei sottolineare l’importanza che assumono i legami tra le persone anziane e le altre fasce di età, l’importanza dei rapporti intergenerazionali.
Quando alle persone anziane cominciano ad attenuarsi i legami con la città dove vivono…, quando cominciano a sfuggire e a mancare quei legami forti che per una vita hanno creato a livello parentale e amicale…, quando cominciano ad apparire le ombre grigie dell’isolamento e della solitudine…, è allora che i “professionisti” dell’assistenza di qualità – gli educatori e gli operatori socio-sanitari – devono intervenire creando “legami” con la città e con le nuove generazioni.
E dicendo questo sappiamo che non si tratta soltanto di “assistenza” agli anziani.
Stiamo parlando di una formazione sociale e culturale – direi della creazione di un’atmosfera di civiltà – che riguarda e coinvolge i bambini, i giovani, gli adulti, i vecchi.
E non è automatico che questo accada.
E’ necessario che i responsabili della formazione e della progettazione socio-educativa non perdano di vista questo aspetto, pena l’isolamento delle fasce più deboli.
Il terzo aspetto da sottolineare è l’ importanza del volontariato nell’assistenza agli anziani. I volontari sono diventati l’anello che rende operativo e qualificato il progetto di assistenza.
Ma sarebbe un grave errore pensare che i volontari possano svolgere queste funzioni da soli, senza il sostegno e il riconoscimento dell’Ente Pubblico. I volontari hanno bisogno della presenza operativa dei “professionisti” dell’assistenza e dell’educazione.
Con “Luoghi d’incontro” il Centro di Volontariato di Oriago ha senza dubbio sviluppato ancor più la sua “vocazione” a una presenza attiva nel territorio. Un impegno non soltanto nell’assistenza di qualità rivolta alle persone anziane, ma anche nella più ampia proposta di partecipazione al progetto socio-culturale e soprattutto nel creare motivazioni a un volontariato di qualità.
Guglielmo Pinna
Associazione socio-culturale “Centro anch’io”
Oriago di Mira, novembre 2014